Cari amici, tutto il gruppo Karibu vi augura Buona Pasqua, attraverso le parole degli amici dal Mondo.
Dirib Gombo, Kenya
“DEAR LOVING FRIENDS,
WARM GREETINGS AND EASTER WISHING ALL OF YOU.
NIRMALA SISTERS AND CHILDREN”

“Guardiamoci attorno: il mondo è avvitato su se stesso, milioni di bambini, donne e uomini vagano in un esodo senza prospettive, fuggendo da guerre e da fame che abbiamo causato noi, da decenni, da secoli, con politiche ed economie assassine e predatorie.
La complicità di molti nel mondo cattolico è dilagante, è negazione della Pasqua, perché con il comportamento compromesso dei credenti si uccide la credibilità di Dio e il suo messaggio di liberazione.
La Risurrezione di Gesù è il vero «esodo» dalla morte alla vita, di cui l’esodo di popoli che vagano scontrandosi contro fili spinati e muri ignobili, è «il segno dei tempi» per noi.
Oggi, giorno di risurrezione, è il fondamento del diritto di ciascuno di essere sé stesso, di avere un lavoro, una casa, una famiglia, l’assistenza sanitaria e scolastica, la libertà di professare la religione secondo coscienza. Da oggi inizia per noi il ministero della testimonianza con la coerenza della vita nella verità e nella trasparenza. Il Signore non ci ha mandato a difendere il segno del crocifisso come ornamento di pareti, ma ci ha comandato di annunciare al mondo intero che egli è morto e risorto per tutta l’umanità. Cristo non è un valore da conservare, ma una Persona da amare e annunciare con amore.
Tornando a casa dalla Veglia di Pasqua, non possiamo più aver paura di nulla, temere di non farcela, rassegnarci a ciò che ci accade, perché da questa notte ci portiamo dentro il germe dell’immortalità e della risurrezione, perché ognuno di noi vale la vita stessa di Dio. Ciascuno di noi può generare risurrezione e vita, amore e servizio, generosità e affabilità. Lasciamoci contaminare da Dio perché lui è più grande di ogni nostro limite e paura. Cristo è risorto per dirci che abbiamo un compito di vita, un compito di risurrezione nei vari ambienti dove siamo chiamati a vivere. «È la Pasqua del Signore!» (Es. 12,11). Con l’aiuto di Gesù risorto, con la forza dello Spirito del Risorto, nel Nome del Padre che è nei cieli: è la Pasqua del Signore! È la nostra Pasqua!
Fratel Francesco – Chico”
“Cari amici,
è tempo di Pasqua. Tempo di vita rinnovata, ricreata. Come lasciarlo passare senza che il nostro pensiero vada a coloro che amiamo e sono parte della nostra vita?
Vogliamo quindi condividere con voi, amici preziosi, compagni di fede in un mondo migliore e possibile, la storia di Fabio.
Era un lunedì, prime ore del mattino, quando il telefono squillò. Ancor prima che finissi la frase: “Pronto, chi parla?”, dall’altra parte della linea irrompe: “Valdênia, sto impazzendo! Non sto scherzando! Non riesco a dormire, non sono in grado di lavorare. Mi pare di impazzire.” E continua: “Ho bisogno di aiuto. Ho bisogno di uno psicologo. Ho paura di fare qualcosa di stupido. Sono io, Fabio” (il nome è fittizio). Rimango sorpresa con tale richiesta, perché nella cultura maschilista in cui viviamo, specialmente nella favela, quasi mai un uomo giovane chiede aiuto personale in modo esplicito. Non penso due volte e rispondo: “Vieni qui in casa. Renato parlerà con te”. Poche ore dopo, Fabio arriva con un’espressione che mescolava disperazione, angoscia, inquietudine, speranza e fiducia. Accolto con un caloroso e tenero abbraccio, si siede a tavola dove sarà ascoltato a lungo da Renato. Da quel momento cominciava a nascere un nuovo Fabio è ad emergere per noi una nuova area di azione.
Ma chi è Fabio? Un giovane adulto, cresciuto in una delle favelas di Sapopemba. La madre alcolizzata, è morta circa quattro anni fa. Quando ancora viva, Fabio e il fratello persero il conto di quante volte hanno dovuto ritirarla da un bar, incapace di reggersi da sola. Episodi che non rimuovono l’amore e la dedizione che quella mamma riservava ai propri figli… perché la vita è così, piena di contraddizioni.
Con amicizia,
Valdênia e Renato”
Grazie del vostro supporto e sostegno, ogni giorno.
Buona Pasqua!
I volontari di Karibu